Chi erano gli Olandesi del Calcio Totale
Per iniziare, prima di parlare di Calcio Totale, vorrei ricordare come la storia del calcio ci ha consegnato nel tempo artisti funambolici planetari. Il loro nome è famoso anche tra chi dal calcio non ne è affatto attratto e sa solo che si pratica con i piedi. Ad ogni modo Maradona e Pelè sono l’emblema funambolico stellare dell’arte pedatoria. A ridosso ci sono Platinì e Cruijff…e Messi, Ronaldo?
In altre parole la grandezza di un calciatore è l’espressione del talento nel tempo e nel contesto. Altrimenti quale sarebbe il valore di mercato oggi dei citati nel prologo? Mi rendo conto che la visione della cosa è soggetta alle più ampie interpretazioni. Parlavamo di talento, tempo, contesto…e se aggiungessimo organizzazione? E se la inserissimo nel contesto, nel tempo e non per ultimo nel talento?
Mi viene in mente un nome “Olanda o meglio Il Calcio Totale”
Una squadra meravigliosa, espressione di un calcio futuristico e solo per modo di dire di altri tempi. E’ curioso parlare di altri tempi, sono passati quasi cinquant’anni ed è ancora fin troppo avanti rispetto ad oggi! Talento e istinto, dono naturale che non si insegna e ne si impara! L’allenatore dei Tulipani Rinus Michels, dopo i successi con l’Ajax, colse l’occasione per l’ultima grande “band reunion” ai mondiali del ’74 in Germania Ovest:
Johan Cruijff, Ruud Krol, Johan Neeskens, Wim Van Haneghem, Wim Surbiier, Jhonny Rep, Rob Rensenbrink, Arie Haan, Jan Jongbloed...Calciatori appartenenti ad una autentica fucina di campioni in squadre dominanti quali l’Ajax ed il Feyenord.
Difatti, l’espressione tattica del modulo, non prevedeva alcuna specializzazione nel ruolo. Michels aveva calciatori dotati, oltre che di grande tecnica individuale, di grande intelligenza calcistica. I terzini sulle fasce spingevano come ali o entravano in mezzo, mentre sapevano di essere coperti dai dirimpettai di corsia. I centrali difensivi allungavano il raggio d’azione da autentici playmaker mentre i centrocampisti ne coprivano le retrovie.
Gli attaccanti inoltre arretravano per fungere da rifinitori e consentire inserimenti o sovrapposizioni. Questa squadra così sincronizzata rispondeva al comando di:
Pressing, Possesso palla e Fuorigioco!
La ragnatela tattica disegnata dal possesso palla prolungato, apparentemente stucchevole, veniva interrotta per trovare sbocco nell’esaltazione dei singoli. L’espressione emblematica risponde al nome di Johan Neskens. Difensore, mediano, regista, rifinitore e soprattutto attaccante ne fanno un identikit soprannaturale.
Li in mezzo un certo Johan Cruijff si ritaglia la figura del falso nueve , si direbbe oggi. Da falso centravanti non dava punti di riferimento. Le sue “penetrazioni” offensive, al culmine di un possesso palla stucchevole, erano letali per le difese avversarie. Il calcio di quegli anni cosiddetto a uomo prevedeva un difensore/stopper che si incollasse sul centravanti.
Difatti Cruijff portava nella terra di nessuno il difensore, aprendo varchi nelle retrovie avversarie dove i tulipani imperversavano. Lo strapotere tattico e tecnico risultava evidente agli occhi del mondo. Tuttavia questo non bastò agli Orange per diventare campioni del mondo negli anni ’70.
Qualcosa non funzionò contro i pur forti tedeschi nella finale di Monaco 1974. Nel 1978, in Argentina, privi di Cruijff i tulipani cedettero ai padroni di casa, pur avendo come selezionare il metodico mago austriaco Ernst Happel. I motivi furono altri mentre il risultato fu lo stesso.
Ernst Happel: Allenatore Totale
Ad ogni modo l’Olanda è stata la vetrina mondiale per il calcio a venire. Il concetto di zona, squadra corta e pressing fu introdotto e riadattato. Linee e diagonali difensive più rigide, marcature preventive a scalare, esasperazione tattica per un connubio meno bello forse ma vincente. D’altra parte questo concetto a zona, soprattutto in difesa, fu rivisto già da Happel con la stessa Olanda nel ’78 e nella sua gloriosa carriera. Difatti ne abbiamo la massima espressione balistica sicuramente nel Liverpool di Graeme Souness, Kenny Dalglish e Ian Rush, nel Milan di Arrigo Sacchi e il Barcellona di Pep Guardiola.
In ogni caso, indipendentemente dalle concezioni calcistiche sui moduli, quell’Olanda rimarrà per sempre una delle migliori squadre viste sui palcoscenici mondiali.
Classe 1964. Laureato in Ingegneria Informatica e Biomedica
Una risposta.
Personalmente ho sempre sostenuto che l’Olanda del ’74, sia stata la squadra più bella mai vista e Johan Cruijff, il più grande giocatore di ogni tempo. Mai, una squadra ha divertito così tanto, nè mai si era visto un leader così capace di fare le 3 fasi e nello stesso tempo di esserne il carismatico direttore d’orchestra. Un bravo all’autore dell’articolo.