Mundial 1982 – La nostra favola
Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo.. così Nando Martellini, telecronista Rai, proclamò al triplice fischio dell’arbitro Coelho nella finale spagnola del Mundial 1982 contro i tedeschi. Descrivere le emozioni impareggiabili di quella lontana estate è impossibile. Così come prevedere quell’epilogo calcistico storico, eroico, fortemente alimentato da risvolti umani, sentimenti paterni e amicizia.
Enzo Bearzot, selezionatore e artefice, plasmò la Nazionale già quattro anni prima nei mondiali in Argentina 1978. La squadra a trazione juventina (Dino Zoff, Claudio Gentile, Antonio Cabrini, Gaetano Scirea, Marco Tardelli, Paolo Rossi..) fu completata con calciatori affidabili: Bruno Conti, Giancarlo Antognoni, Fulvio Collovati, Gabriele Oriali, Ciccio Graziani, Spillo Alessandro Altobelli, Gianpiero Marini, lo Zio Beppe Bergomi.. Il turn over di Bearzot si fermava qui. Gli altri (Franco Baresi, Ivano Bordon, Giovanni Galli, Daniele Massaro, Beppe Dossena, Pietro Vierchowod, Franco Causio e Franco Selvaggi) furono portati per completare la lista definitiva della FIFA.
Enzo Bearzot.. “I miei ragazzi”
Bearzot si fidava ciecamente dei suoi “ragazzi”, come affettuosamente li chiamava. La formazione che snocciolava sembrava una cantilena, un disco incantato: Zoff.. Gentile.. Cabrini.. Il suo rapporto con i calciatori, con quei calciatori, era fondato sulla fiducia e stima più che sulle alchimie tattiche. Dal mondiale del 1978 , bellissimo ma un sogno naufragato a causa dell’Olanda, si portò dietro gli stessi giovani e riserve sicure. Lasciò a casa Gente come Pruzzo capocannoniere della Roma e del campionato!
Paolo Rossi.. Il Brutto Anatroccolo
Come se non bastasse convocò Paolo Rossi, reduce da 2 anni di squalifica per le vicende del calcio scommesse. Stravedeva per lui, dopo l’esplosione al mondiale argentino, credeva in lui ad occhi chiusi. Ma non calcava un Prato da 2 anni! Un azzardo folle e, infatti, le critiche furono feroci nei suoi confronti. Inoltre quella Nazionale si presentava al Mundial stanca e senza idee. Del resto la nostra Nazionale, seppur con un palmares datato, non è mai stata considerata a livello internazionale una candidata al titolo. Figurarsi nel mondiale ’82! All’orizzonte vi erano un Brasile (Zico, Socrates, Junior, Falcao..) definito il più forte di tutti i tempi, l’Argentina campione uscente arricchita da Maradona, la potente Germania di Rumenigge, la Francia di Platinì, l’Inghilterra di Robson.. Insomma c’era poco da stare allegri!!
Potremmo paragonarlo ad un Medico di altri tempi. Oggi il medico fa la sua diagnosi principalmente sugli accertamenti diagnostici. Un tempo, figlio anche del suo tempo in termini di evoluzione tecnologica, lo faceva sulla diagnosi clinica con margini di errore più elevati chiaramente. Così come il selezionatore oggi: seleziona i migliori, almeno per quel che produce quel campionato. Lui no, voleva quelli, sapeva che non lo avrebbero tradito!
Così fù! Dalla temperatura fresca di Vigo, dove ci qualificammo secondi per migliore differenza reti rispetto al Camerun, venimmo catapultati in un mini girone a 3 nell’infuocato stadio Sarrià di Barcellona: ad aspettarci il Brasile e l’Argentina! Già l’atmosfera, in casa Italia, era diventata ad altissima tensione. Intanto i vertici del nostro calcio si pronunciavano con affermazioni del tipo “Vi meritereste di essere presi a pomodori in faccia”. Gli stessi soggetti, per inciso, sarebbero saliti sul carro dei vincitori qualche settimana dopo!
Pablito Rossi…Eroe Mundial 1982
Nessuno avrebbe scommesso una lira! La Nazionale era una vittima predestinata sull’altare del sacrificio. Ma dal ritiro sigillato e nel silenzio stampa gli azzurri ne escono come i moschettieri d’oltralpe, pronti a battaglie epiche. Per magia risorsero dalle ceneri come una Fenice. Gli impavidi azzurri nei panni di Davide sconfissero prima gli Argentini (2-1) e poi raggiunsero l’apoteosi contro i mostruosi formidabili Brasiliani.
Paolo Rossi, dall’ombra oscura e criticato da tutti, esplose tra le luccicanti maglie giallo/oro! Con una tripletta (3-2) annichilì i quotatissimi felpati giocolieri brasiliani, spegnendo la festante Torcida Brasileira sugli spalti. Fù soprannominato Pablito. Proprio lui, su cui il Vecio riponeva una ostinata fiducia. Quella strabiliante vittoria in pratica diede alla Nazionale il terzo titolo mondiale. In semifinale i polacchi (2-0) e in finale i tedeschi dell’ovest (3-1) furono spazzati via senza storia.
Numerosi e ironici furono i commenti negativi su Bearzot nella sua conduzione della Nazionale e nel premondiale ’82: telecronisti, radiocronisti, conduttori televisivi.. Lui non se ne è mai curato più di tanto. Resta il fatto che, con quel apparente sparuto gruppo di figli, amici, calciatori unici, ci ha regalato il più grande trionfo calcistico in virtù anche di un epoca di tanti grandi campioni e squadre davvero fenomenali. Grazie indimenticabile Enzo..
Classe 1964. Laureato in Ingegneria Informatica e Biomedica
Una risposta.
..un grazie all’autore, perché con questo breve ma sentito articolo ha permesso, a chi come me è nato dopo, di vivere l’emozione di immergersi in quel sogno e godere della fortuna e dell’onore di conoscere questa grande e indimenticabile Italia…